La disfunzione erettile rappresenta un campanello di allarme non solo per le patologie cardiovascolari ma per un'alterazione più generale dello stato di salute dei pazienti affetti.
Avendo escluso le cause psicogene e puramente neurologiche, i pazienti che presentano una DE su base vasculogenica (o vascolare) ha un rischio di morte maggiore dei pazienti che non hanno DE, indipendentemente dai loro livello di testosterone.
Uno studio multicentrico europeo ha evidenziato come la presenza di disfunzioni sessuali in un'ampia popolazione di maschi, sia un fattore predittivo della mortalità, riconoscendo, quindi, le disfunzioni sessuali come un indicatore di un ridotto stato di salute generale.
Lo studio, presentato al Congresso annuale della Endocrine Society (che si sarebbe dovuto tenere a San Francisco dal 28 al 31 marzo 2020 - cancellato per la pandemia causata dal virus SARS-CoV-2) ha studiato un campione di 1913 uomini. Di questi 483 (25.3%) è deceduta durante il follow-up (di 12.4 anni). I pazienti deceduti, rispetto alla coorte ancora in vita, presentavano:
Non vi erano differenze tra i due gruppi rispetto al tabagismo, al testoterone totale o all'estradiolo. I ricercatori hanno evidenziato come la presenza di 3 disfunzioni sessuali (HR 1.27) sia un importante fattore di rischio; inoltre la disfunzione erettile e l'assenza di erezioni mattutine (ma non al riduzione della libido) rappresentano i fattori di rischio più forti di mortalità (HR 1.40 e HR 1.30 rispettivamente). La concentrazione di testosterone totale e libero non rappresenterebbero un fattore di rischio. Bisogna aggiungere però che pazienti con disfunzioni sessuali ma normali livelli di testosterone hanno comunque un rischio di mortalità incrementata (HR 1.51) e che i pazienti che presentano una combinazione di disfunzioni sessuali e bassi livelli di testosterone (ipogonadismo) sono quelli che hanno il maggior rischio di mortalità (HR 1.92).
Sebbene lo studio non sia stato in grado di identificare una specifica relazione causale tra disfunzione erettile e mortalità, la cosiddetta "artery size hypothesis" appare al momento la più probabile. Secondo tale ipotesi le alterazioni strutturali a livello delle arterie secondarie all'aterosclerosi, tra cui un minor diametro ed una minore elasticità, si manifestano clinicamente prima a livello delle arterie cavernose (con disfunzione erettile) rispetto alle arterie coronarie, essendo le prime di dimensioni minori rispetto alle seconde.
Questo studio evidenzia l'importanza di una valutazione più completa e ampia dei pazienti che si presentano con disfunzioni sessuali. Infatti la maggior parte dei pazienti con DE si presentano con un ritardo medio stimato tra la comparsa dei sintomi e la visita di alcuni anni, durante i quali spesso non ha eseguito alcun tipo di check-up medico.
E' quindi opportuno, nella valutazione di un paziente con DE che presenti fattori di rischio compatibili con un'eziologia vasculogenica, eseguire una valutazione più ampia misurando almeno la pressione arteriosa, calcolando il BMI, dosando i livelli di colesterolo, l'assetto glicemico e aiutandosi con calcolatori del rischio cardiovascolare per consigliare il paziente. Il primo step terapeutico è volto alla correzione di tutti quei fattori di rischi legati allo stile di vita, secondariamente alla riduzione del rischio cardiovascolare con eventuali interventi farmacologici. E' stato infatti dimostrato che l'aderenza alla dieta mediterranea è in grado non solo di migliorare la funzionalità erettile dei pazienti aderenti, ma soprattutto ad un significativo deterioramento sul lungo periodo della funzionalità erettile.