Che cos’è la biopsia prostatica?

La biopsia prostatica è una procedura con la quale si prelevano dei campioni di tessuto dalla prostata con un ago. È indispensabile per escludere o confermare la diagnosi di carcinoma prostatico in caso di sospetto clinico posto mediante esplorazione rettale, ecografia transrettale o dosaggio PSA (antigene prostatico specifico).

In base al risultato dell'esame e di quelli precedentemente eseguiti (esplorazione rettale, ecografia prostatica trans-rettale, PSA) vengono poste le indicazioni terapeutiche o programmato, in caso di mancata evidenza di tumore, il successivo iter diagnostico.

 

Quando è indicata la biopsia prostatica?

La biopsia prostatica è indicata:

  • per diagnosticare un carcinoma prostatico qualora sia presente un sospetto clinico (PSA elevato, esplorazione rettale anomala)
  • per ottenere una ristadiazione in caso di pregressa terapia per carcinoma prostatico (radioterapica, focale, sorveglianza attiva o chirurgica)
  • per rivalutare istologicamente la prostata in caso di lesioni istopatologiche inconcludenti dal punto di vista diagnostico o sospette (HGPIN o ASAP)

Preparazione alla biopsia prostatica

Affinchè le possibili complicanze della biopsia siano ridotte al minimo, è necessario che il paziente segua scrupolosamente la preparazione richiesta:

  • a partire da 7-10 giorni prima di eseguire una biopsia prostatica ecoguidata viene prescritta l’ interruzione del trattamento con farmaci anticoagulanti (per esempio aspirina, cardioaspirina o warfarin);
  • il giorno prima e per 4-5 giorni dopo l’esame viene prescritta una terapia antibiotica per prevenire eventuali infezioni locali e/o sistemiche;
  • viene consigliato un clistere per pulire il retto e rendere più igienica la procedura, riducendo al minimo le possibilità di contaminazione batterica.

Come viene effettuata la biopsia prostatica?

La procedura dura in genere da 10 a 20 minuti e può essere eseguita ambulatorialmente in anestesia locale.

Nella biopsia prostatica transrettale il paziente è posto in decubito laterale, ginocchia verso il petto oppure in posizione litotomica (con le gambe sollevate e divaricate).

Sotto guida ecografica, mediante ago denominato “TRU-CUT”, sono effettuati 12 o più prelievi nella prostata.

L’ago preleva in modo molto rapido e generalmente poco doloroso piccoli campioni di tessuto prostatico denominati “cores” della lunghezza di 1-2 cm e della larghezza di pochi millimetri, che verranno esaminati al microscopio dallo specialista anatomo-patologo il quale fornirà successivamente il referto istologico.

Il mapping prostatico prevede dei prelievi codificati in varie zone della ghiandola prostatica ad alto rischio di sviluppare malattia neoplastica, includendo anche aree particolarmente sospette (aree focali) se presenti. Questo tipo di prelievi multipli può seguire diversi schemi che prevedono un minimo di 10- 12 prelievi fino ad arrivare a superare i 25 prelievi (biopsia di saturazione). In genere si tende ad aumentare il numero dei prelievi in base al volume della prostata.

Come tutte le procedure diagnostiche anche la biopsia prostatica è gravata da “falsi negativi”, cioè la mancata diagnosi istologica di tumore, anche in sua presenza.

Diverse sono le cause del falso negativo:

  • microfocolai,
  • difficoltà tecniche a eseguire il prelievo,
  • diagnosi anatomo-patologica incerta.

Per questo motivo in caso di negatività della biopsia prostatica, l’Urologo, anche in base alla situazione clinica, può decidere di proporre una ripetizione dell’esame.

La biopsia prostatica di saturazione (anche detta saturation biopsy) è una tipo di biopsia che viene eseguita tecnicamente come sopradescritto solo che ha la caratteristica di prelevare almeno 20 cores dalla ghiandola. Viene generalmente eseguita:

quando vi sia un sospetto diagnostico di tumore in presenza di una biopsia precedentemente eseguita che abbia dato esito istopatologico negativo

per ristadiare pazienti candidabili alla sorveglianza attiva o alla terapia focale.

In genere per questo tipo di biopsia è indicata una rachianestesia o una sedazione.

 

Rischi e complicanze della biopsia prostatica

 

Rischi generici

La biopsia prostatica è una procedura diagnostica invasiva e pertanto comporta i rischi comuni a tutti gli interventi chirurgici, legati al tipo di anestesia, all'età del Paziente e alle sue condizioni generali.

 

Complicanze

  • Emorragiche: sono in genere di lieve entità, transitorie ed incidono per un 20% circa. Sono costituite da emospermia (sangue nello sperma), ematuria (micro e macroscopica), ematomi, rettorragia. Raramente il sanguinamento è tale da causare una ritenzione acuta di urina a seguito dell’accumulo di coaguli in vescica, ancora più raro è il rischio di anemizzazione acuta con necessità di trasfusioni o shock emorragico.
  • Flogistiche: edema della ghiandola con ritenzione acuta di urina e necessità di posizionare un catetere vescicale da tenere alcuni giorni (incidenza < 10%)
  • Infettive: prostatiti, orchiepididimiti sono rare, cistopielite e sepsi sono rarissime. Per evitare tali complicanze è consigliata la terapia antibiotica
  • Lesioni ureterali, rettali, vescicali: sono di norma di piccola entità, si risolvono spontaneamente e si manifestano con sanguinamento micro o macroscopico.

Dopo la biopsia prostatica?

La biopsia prostatica trans rettale è una manovra invasiva, a basso rischio di complicanze che richiedono l'ospedalizzazione (inferiore all’1%), praticabile in regime ambulatoriale.

Generalmente si verifica un sanguinamento lieve a livello delle urine, feci, sperma, che può perdurare anche per 4-6 settimane dopo la biopsia. E' possibile inoltre che compaia un modesto rialzo della temperatura corporea.

In caso di sanguinamento massivo dal retto o dalle urine, di severo rialzo febbrile e/o di ritenzione acuta di urina, occorre recarsi immediatamente al Pronto Soccorso Generale per le cure del caso.